
San Barnaba. Originariamente chiamato Giuseppe di Cipro (I sec. d.C.), è stato un apostolo, tradizionalmente considerato il primo vescovo di Milano. È venerato come santo dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa. La sua ricorrenza si celebra l’11 giugno.
Da quanto stima il Calderini, la diffusione della narrazione che riconosce l’origine apostolica e la fondazione della sede episcopale all’evangelizzazione della città da parte dell’apostolo Barnaba4, anche se l’origine in parte risale a tempi più remoti, non dovrebbe essere antecedente al sec XI5.
Certamente il tessuto della tradizione accoglie diverse versioni della leggenda, ma così come venne tramandata dalla memoria popolare la leggiamo nella sua massima elaborazione nello Zodiaco di Placido Puccinelli che risale alla metà del XVII sec. Egli racconta che il santo, giunto nel suburbio di Porta Ticinese, si disponeva ad entrare in città, ma Anatalone e Caio, i due futuri vescovi, lo dissuasero, mostrandogli un decreto scolpito sulla porta per opera di M. Marcello, che imponeva a chi entrava l’omaggio a Mercurio:
“fatta riflessione nell’inscrittione dell’editto (Barnaba) non entrò nella città, ma calcò il suolo contro la muraglia portandosi verso la porta Hora detta Nuova, e discostatosi circa un miglio fermossi in un ameno prato, dove di presente è la chiesa di San Dionisio, ed il Lazzaretto, veduto da alcuni milanesi, tirati dalla curiosità dell’habito apostolico, et per il Vessillo della S.Croce che in mano teneva, lo seguitarono. Qui trovò una pietra rotonda a guisa di picciola mole nel mezzo perforata dove eresse la santa Croce, e ciò successe il terzo decimo giorno di Marzo; qua concorrono in tal giorno la nobiltà e plebe d’ogni sesso et età per divotione et memoria verso l’apostolo; la detta pietra si conserva nel mezzo della Chiesa di San Dionisio coperta e difesa da una ferrata, et in marmo bianco sono intagliati questi caratteri:
IN HOC ROTUNDO LAPIDE ERECTUM FUIT VEXILLUM SALVATORIS A SANTO BARNABA APOSTOLO ECCLESIAE MEDIOLANENSIS ECCLESIAE FUNDATORE, UT SCRIPTORUM AUCTORITATE ET VETUSTO POPULI HUC CONFLUENTIS TERTIO DECIMO DIE MARTII TRADITIONE COMPROBATUR.
Qua l’Apostolo diede principio alla predicazione, ecc.”6.
Come anticipato le versioni delle leggende si intrecciano, integrandosi in una unica vicenda che vede i due siti, San Dionigi e Concilium Santorum coinvolti contestualmente nell’arrivo di San Barnaba e nella fondazione del Cristianesimo a Milano.
Come documenta Enrico Cattaneo negli Atti della Visita Pastorale alla basilica di San Babila del Card. Federico Visconti, compiuta il 1 febbraio 1683, che rielabora la leggenda o fa riferimento ad altre versioni circolanti, la porta da cui San Barnaba tentò di entrare non sarebbe la Ticinese ma proprio porta Orientale, posta sulla cinta muraria romana, in cui era presente l’idolo del dio sole, motivo quest’ultimo che torna spesso anche nella immaginario collettivo collegato al sito.
“Il 1° febbraio 1683 giungeva a San Babila per compiervi la Visita Pastorale l’Arcivescovo Card. Federico Visconti. Il cancelliere Arcivescovile volle informare circa le origini e le vicende della chiesa e così scrisse negli atti ufficiali: “Questa chiesa di San Babila è antichissima: di essa autentici monumenti conservati nell’archivio di questa illustre città di Milano attestano che fu edificata circa l’anno 46 sopra le rovine del tempio dedicato al sole, principe dei pianeti. L’apostolo S. Barnaba, venuto allora a Milano per predicare il Vangelo, temendo d’entrare per la porta della città, che era allora vicina al sopradetto tempio, e non volendo prestare all’idolo del sole il culto imposto dall’imperatore a quanti entravano, ritornò sui passi fino al luogo detto poi S. Dionigi, dove il primo piantò la santa Croce e convertì colla predicazione molte genti, confermandole nella fede cristiana. Quel concorso di popolo lo rese animoso e si portò di nuovo alla porta della città, consacrando a Dio Ottimo e Massimo il tempio del sole, ed ivi a consolazione dei fedeli e per stabilirvi maggiormente nella fede celebrò la prima S. Messa. Questa prima casa di Dio, in questa città di Milano, fu da S. Barnaba, primo Pastore, destinata a nutrire con cibi spirituali il nuovo gregge di Cristo. Quanti egli andava rigenerando a Dio col Santo Battesimo nel luogo detto di S.Barnaba presso S.Eustorgio, là dove esiste col fonte battesimale una cappella dedicata al medesimo Santo, tutti rinviava a questa prima chiesa, perché venissero confermati nella fede con esercizi spirituali. Questi furono gli inizi della nascente Chiesa Milanese. In questa prima chiesa ebbero sepoltura i primi fedeli e in essa si conservò il sangue di molti martiri: fu perciò questa chiesa di S. Babila chiamata Concilio de’ Santi7, come fanno fede i sopracitati monumenti e i libri della Litanie triduane di questa Chiesa Milanese”8

Nella chiesa di S. Maria del Paradiso in corso di Porta Vigentina si trova la famosa pietra del Tredesin de Mars, reperita nel cimitero di Porta Orientale presso S. Dionigi e qui inserita nel pavimento della navata centrale. Si tratta di una ruota di pietra, con un buco in mezzo, dal quale si dipartono tredici raggi. Doveva essere una pietra tombale, perché il foro nella pietra è detto in Oriente “porta della liberazione”, dalla quale passa l’anima del defunto. La pietra entrò nel culto cristiano grazie all’associazione con l’agiografia di S. Barnaba e con la festa del Tredesin de mars (festa del 13 marzo). http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00324/
Questo suggestivo richiamo alla tradizione mette in evidenza come la leggenda, seppur definitivamente dichiarata infondata dagli storici a partire dalla fine del ‘8009, abbia sempre mantenuto una centralità nella storia della Chiesa milanese, soprattutto nei rapporti con Roma, e sia stata, a più riprese, affermata come vera o legittimata da storici e religiosi10, al punto di mantenere la data del 13 marzo, indicata nell’iscrizione, come festa cittadina, ricorrenza ancora viva e celebrata11.
La “pietra rotonda” a cui si fa riferimento, dove il santo avrebbe piantato la croce, prima appunto custodita in San Dionigi, ora si trova nella chiesa di Santa Maria del Paradiso, ed è fulcro dei festeggiamenti proprio nel giorno della festa dedicata: “el tredesin de marz”.
4. Sulla leggenda di San Barnaba, oltre alle autorevoli fonti indicate dallo stesso Calderini, a partire dal suo testo Alle origini di Milano Cristiana, Milano 1933, al quale affianca alcuni articoli tra i quali B. Catena, Cenni storico-critici intorno l’origine della Chiesa Milanese e gli scrittori che di essa ragionarono (1843) e Duchesne, Saint Barnabè, Paris-Rome 1892, segnaliamo il più recente testo di Paolo Tomea, Tradizione apostolica e coscienza cittadina a Milano nel medioevo: la leggenda di San Barnaba, Vita e Pensiero, 1993.
Infine, per una efficace sintesi alla luce di questa approfondita ricerca ed altre significative rivalutazioni critiche sulle più significative motivazioni storiche che dettero impulso alla leggenda, si veda l’articolo di Luca Frigerio, San Barnaba l’apostolo. Come e perché nacque una tradizione che voleva fare di Milano la seconda Roma, in www.incrocinews.it, anno 4- n.1/2008, 5-11 Gennaio.
5. Aristite Carderini, La zona di Porta Orientale in età romana. In AA.VV. San Babila, Milano 1952
6. Ivi, pag 28-29. Per la dicitura dell’iscrizione vedi anche: Vincenzo Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, 1889-1893 vol. V pag. 105
7. In realtà è stato poi dimostrato che quell’antica cappella fosse meglio identificabile con la costruzione della ben più antica San Romano, coerentemente con i rilievi archeologici e le caratteristiche della planimetria. Rimane comunque un punto critico aperto, nonostante la questione sia stata affrontata e sviscerata da Enrico Cattaneo nel suo saggio Il santo e la basilica, in AA.VV., La basilica di S. Babila: (Concilium sanctorum, San Romano), Milano 1952
8. Ivi, pag 50
9. Alla fine dell’800 dal punto di vista storico questa leggenda viene considerata infondata (Ratti; Savio; Galli; Pellegrini), ne rimane comunque una memoria che per secoli ha funzionato come forte elemento di identificazione culturale e spirituale.
10. Si rinvia nuovamente all’esauriente studio di Paolo Tomea, Tradizione apostolica e coscienza cittadina a Milano nel medioevo: la leggenda di San Barnaba, Vita e Pensiero, 1993
11. El Tredesin de Marz, preannuncia la primavera e viene vissuta come “Festa dei fiori”.