Musica e religione sono, da sempre, a stretto contatto: ogni espressione religiosa conosce il mistero della musica, dal semplice battito di un tamburo, che accompagna ritmicamente una danza sacra o una melodia invocativa, alla più complessa elaborazione di un oratorio barocco o alle “messe” di mozartiana memoria.
Anche la nascita e lo sviluppo di alcune forme musicali sono dovuti ad esigenze prettamente liturgiche (si pensi al corale, alla cantata, alle sonate da chiesa di epoca barocca, …).
Nel corso della storia, quindi, la musica ha occupato un ruolo fondamentale all’interno del rito cristiano, a volte come vero e proprio “strumento di preghiera”, a volte veicolo per capire i misteri della Parola di Dio in epoche durante le quali chi assisteva alle celebrazioni religiose non aveva certo gli strumenti per comprenderne a fondo il significato, a volte – più o meno semplicemente – per costituire uno sfondo d bellezza per i momenti più meditativi e di pura contemplazione.
Ecco perché, nelle nostre chiese, si dà spazio all’esecuzione musicale di brani d’organo o di altri strumenti. Lo facciamo, consci che la bellezza dell’arte, quella visiva (così cara ai costruttori delle nostre basiliche) e quella auditiva (così pregnante nell’offrirci tensione verso l’alto) sia sostegno all’entrare in una chiesa per godere, di riflesso, della bellezza stessa di Dio.
don Enrico Magnani